Riarmo, l’eccezione spagnola che fa comodo a tutti. Anche agli Usa. La strana storia del 5%. Meloni alle aziende italiane: “investite e producete alta tecnologia”.
*pubblicato su L’Altra voce il 26-6-25
L’AJA - “Fantastico, un grande successo” dice Trump. “Nato più forte, più equa, più letale” è il claim coniato dal segretario dell’Alleanza atlantica Rutte. “L’Italia ha assunto un impegno sostenibile e anche flessibile, farà bene alle nostre aziende, al nostro pil e alla nostra sicurezza” rivendica la premier Meloni che è sicura che il made in Italy saprà produrre armi, munizioni, caccia e carriarmati ma soprattutto “sarà all’altezza della sfida tecnologica”. Vertice storico, dice il cancelliere tedesco Merz. Si chiude in un coro generale di complimenti reciproci il summit Nato in Olanda, la casa del padrone di casa, il segretario Rutte. Almeno così sembra finchè arriva il solito guastafeste di Trump che nella conferenza stampa finale attacca a testa bassa. “Tutti bravi i paesi alleati, tranne uno, tranne la Spagna. È molto poco corretto che questo paese, che io amo molto e dove ho molti amici, si sia rifiutato di pagare come hanno fatto gli altri. Ma lo faremo pagare noi, pagherà il doppio e sarà terribile”. E si riferisce ai dazi, dimenticando che quella è una partita europea.
C’è molto non detto in questa storia del 5 % del pil nazionale che ogni paese Nato ha deciso di impegnarsi a spendere i“entro i prossimi dieci anni ma senza scadenze precise, con una revisione già fissata nel 2029”.Chissà quanti dei leader di oggi saranno ancora al governo in quel tempo. Una cifra - per l’Italia sono circa 70 miliardi in più, per i 27 paesi Ue 544 miliardi - che, soprattutto, potrà essere spesa nel nuovo concetto di “sicurezza allargata”. Il nuovo obiettivo di spesa militare infatti comprende il 3,5% in investimenti diretti (munizioni, armi e mezzi) e l’1,5% , per sicurezza delle infrastrutture. Di fronte a guerre e minacce ibride, anche la sicurezza deve essere intesa in modo ibrido. Il ministro Tajani, presente al summit Nato, ha spiegato che a ben vedere “tutto è sicurezza, i militari che intervengono nelle calamità, chi mette in sicurezza il trasporto d’organi, le navi militari che proteggono il traffico mercantile, e quindi anche il ponte sul Stretto che garantisce la logistica tra isola e terra ferma e chi protegge in nostri confini nella lotta all’immigrazione”. Anche i costi del sostegno all’Ucraina possono essere calcolati nel grande capitolo del 5%.
Come che sia, è lo scatto più significativo della spesa militare dalla guerra fredda: dal “dividendo della pace”dopo la fine della guerra fredda si è passati all’investimento per prepararsi al rischio di aggressioni militari e/o ibride. Ma allora, perchè Trump ha attaccato a testa bassa il premier spagnolo? Il socialista Sanchez ha in realtà ottenuto una eccezione lessicale che ha cambiato non poco l’accordo sul 5% in modo più flessibile e sostenibile per tutti. “Abbiamo firmato tutti la stessa carta” dice Meloni a chi dalle opposizioni in Italia la sta attaccando perchè “al servizio di Trump a cui abbiamo venduto la Nato e i nostri bilanci nazionali”. La verità è che hanno tutti ragione. E che forse alla fine, quello raggirato sarà il presidente Usa.
Per motivi di tenuta interna, Sanchez ha indicato che raggiungerà l’obiettivo del potenziamento della difesa nazionale nel quadro degli impegni Nato (il 5%) spendendo però al momento il 2,1% del pil. Si tratta di capire come Sanchez abbia potuto ottenere questo senza violare il patto Nato. E si arriva all’eccezione spagnola, ovvero il cambio di una parola. Nella dichiarazione finale viene indicato che “gli alleati” destineranno il 5%. Non più "tutti gli alleati” o “noi alleati”. E’ la scappatoia lessicale che consente aSanchez di stare dentro ma anche fuori. Il fatto è che se può farlo lui, lo potranno fare anche tutti gli altri. Gli stessi Stati Uniti sono al 3,3% e non hanno intenzione, come dice Trump, di spendere di più. Anche l’Italia. “Nel 2026 non ci saranno spese aggiuntive” assicura Meloni. Alla vigilia del voto sarebbe problematico anche per il suo elettorato.
Hanno vinto tutti. Trump incassa un netto successo perchèil target del 5% l’aveva fissato lui con la minaccia agli alleati di non assicurare più la loro difesa in caso di attacco.Ieri si è corretto e ha promesso di essere sempre al fianco degli alleati. Nel documento finale del summit si parla di “ferreo impegno per la difesa collettiva”. La regola della difesa reciproca è la base dell'alleanza.
L’unità raggiunta alla Nato non va però di pari passo con la ripresa del multilateralismo. Non è nelle corde di Trump e i fatti lo dimostrano in continuazione. Forse nell’Alleanza era stato informato per tempo che ci sarebbe stato l’attacco in Iran. Nessuna condivisione. Anche sul destino della guerra in Ucraina nulla o poco si sa di cosa il presidente Usa abbia in testa. Forse nulla visto che Putin è a sua volta un mistero. “L’ho sentito più volte negli ultimi giorni” ripete, ma cosa si dicono non è condiviso.
Di sicuro le opinioni su questa guerra divergono tra Washington e Bruxelles. E quindi all’interno della stessa Alleanza. Nel documento finale la parola “aggressore” è sparita accanto a Russia. Trump non avrebbe gradito. Resta il sostegno militare ed economico all’Ucraina. Un compromesso, anche questo, per non irritare il presidente Usa. E magari passa anche da qui la sua strada verso la pace. Il cancelliere Merz ha detto di aver parlato con Trump del modo per aumentare la pressione su Mosca. Ma il segretario di Stato Marco Rubio ha detto al sito Politico.com che Trump respingerà la richiesta Ue di inasprire le sanzioni perchè chiuderebbero lo spazio per un negoziato. Come atto finale del summit la riunione tra i Volenterosi, a cui ha partecipato anche Meloni, ha deciso la strada opposta: aumentare la pressione delle sanzioni. Mentre generali e capi di stato lasciano i vialetti del World Forum e si danno appuntamento il prossimo anno in Turchia (Ankara, e chissà che mondo sarà) il presidente Macron (anche lui come tutti oscurato dal ciclone Trump) guarda avanti e si chiede come sia possibile essere alleati sul piano della difesa e della sicurezza e farsi la guerra sui dazi. E’ l’unico a sollevare pubblicamente la questione. Perchè da oggi tornerà ad esser questo l’argomento di discussione con l’amico americano.